I compagni comunisti Spinelli, da Falerna, e Bertinotti

bertinottirifondazionedi Nino Mallamaci* - Sono le 11 di domenica 2 febbraio e, dopo un'ora e mezza di viaggio, arrivo al bivio per Riace centro. Sto andando a trovare Mimmo Lucano per la morte di Roberto, suo padre. Ho negli occhi la foto di Mimmo che abbraccia il suo vecchio, qualche mese fa, nella quale il volto di Roberto ha un'espressione impaurita e commossa allo stesso tempo. E' appoggiato sul petto di Mimmo, non perché lui sia diventato, col tempo, più alto, ma semplicemente perché i 94 anni di Roberto si sono tradotti fisicamente in una statura minore. Mimmo se lo tiene stretto, come a rassicurarlo, mentre la sua mano, accarezzandolo, gli copre una metà del viso.

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Questa foto mi accompagna da quando ho appreso della dipartita di papà Lucano, e così è ancora quando, attraversato il passaggio a livello, distinguo sul ciglio della strada una figura che, con garbo, mi fa cenno di fermarmi. E' una persona anziana, se non vecchia. Ha un vestito grigio di lana, che al solo guardarlo mi fa venire il caldo nella giornata da primavera inoltrata di questo inizio di febbraio. Ha un cappotto dello stesso colore, che regge con l'avambraccio, e l'ombrello nell'altra mano. Mi fermo, e mi trovo davanti un viso elegante e rugoso, sul quale spiccano due occhi chiari retaggio di chissà quale dominazione. Un signore distinto il quale, con gentilezza, mi chiede se posso offrirgli un passaggio fino al paese. Sale in macchina, e sistema delicatamente il cappotto sulle gambe e l'ombrello accanto al sedile. Dai gesti, dalla postura, dai tratti, si potrebbe trattare di un proprietario terriero, di un medico o di un maestro in pensione, ma, come si dice, d'altri tempi. Io ho invece subito un'altra idea, che si rivelerà giusta. Iniziamo a chiacchierare, e lui mi chiede se sono del posto. No, rispondo, sono qui per il lutto del padre di Mimmo Lucano. Lui è lì per lo stesso motivo, per partecipare al funerale, ma è venuto di mattina in quanto, non conoscendo l'orario, temeva di non arrivare in tempo. E' partito da Falerna, in treno, ed è arrivato da Monasterace al bivio per Riace grazie a due ragazzi che lo hanno accompagnato pur dovendo fare tutt'altra strada. Il discorso scivola sul credere in Dio, sulla Chiesa, sui preti, su Papa Francesco, e i nostri pensieri e giudizi si rivelano perfettamente sovrapponibili. Arriviamo alla casa di Mimmo, nella parte alta di Riace. Il figlio di Mimmo, che porta il nome del nonno, mi viene ad aprire. La camera mortuaria si trova a Sant'Andrea dello Jonio superiore, dove suo nonno ha passato gli ultimi giorni. Ripartiamo, e chiedo al mio occasionale compagno di viaggio se vuole continuare verso la prossima meta. No, grazie, risponde lui, preferisco aspettare il funerale qui, farò un giro per il paese. Mi ringrazia calorosamente, raccoglie il cappotto e l'ombrello, e fa per scendere dalla macchina. Poi si ferma. Sapete, mi dice, io sono comunista, e ho sempre avuto fiducia nell'Uomo. Oggi mi sono fatto questo lungo viaggio per un motivo triste, ma sono contento. Prima i due ragazzi che si sono fatti tanti chilometri per accompagnarmi, poi ho incontrato voi, che siete stato così gentile. Davvero una bella giornata, se non fosse per la morte di Roberto. Sapete, gli dico, io sono socialista, e la penso esattamente come voi. E sono contento anch'io di avervi incontrato. Tra di noi ci riconosciamo perché, come dice spesso Mimmo, c'è un filo invisibile che ci unisce e ci tiene insieme. Anzi, io credo che questo filo sia invisibile, ma se avesse un colore sarebbe il rosso. Ci sorridiamo e ci stringiamo la mano, una bella stretta forte, che la sua vigoria ci rimanga appiccicata sopra per un po' di tempo.

Il compagno Bertinotti, intanto, apprendo la sera dal giornale, prepara una mega festa per il 22 marzo, quando compirà ottanta anni.

Catering e location di lusso, erre mosce a profusione, principi e principesse, salottieri e salottiere. Di metalmeccanici, operai e contadini neanche l'ombra. E io penso a Mimmo, a Roberto, ai milioni che ci hanno creduto. E al compagno Spinelli da Falerna, che tra autostop e treno, nel frattempo, è tornato a casa.

*Avvocato e scrittore