Oliverio, Occhiuto, Adamo, Gratteri e… Montesquieu

grattericonvegno24novdi Mario Meliadò - «A questo punto mi pare evidente che la Procura di Catanzaro vuole proprio partecipare alle prossime elezioni regionali in Calabria». Il commento – pescato dalla Rete – è quasi tra i più composti, in relazione all'inchiesta "Passepartout" innescata dalla Procura del capoluogo calabrese, diretta da Nicola Gratteri, che ha visto recapitare avvisi di garanzia, tra gli altri, al Governatore Mario Oliverio, al sindaco di Cosenza Mario Occhiuto (che nei giorni scorsi ha lanciato la propria candidatura alla Regione per Forza Italia e varie altre forze di centrodestra) e per l'ex "numero 2" di Agazio Loiero alla Regione nel periodo 2005/2010 oltre che big storico di Pci, Pds, Ds e poi Pd in Calabria Nicola Adamo.

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Ma ha un senso?

Intanto, va sgombrato il campo da un equivoco: conosciamo Nicola Gratteri quale magistrato di raro acume e correttezza, che conosce alla grande – per citare Pepper Winters – "le regole del gioco". Sa perfettamente, colui che sotto il profilo istituzionale è pur sempre il mancato Guardasigilli del governo Renzi e che puntualmente a ogni tornata elettorale immancabilmente si ritrova sui media di ogni tipo con affibbiata questa o quella candidatura, che al di là delle stantie (e pur sempre verissime) considerazioni montesquieuiane sulla tripartizione dei poteri esiste un'istanza assoluta, pregiuridica circa l'impossibilità di affievolire la figura dei competitor per via giudiziaria, specie nell'evocata eventualità di scendere in campo poi personalmente.

Quindi pare ben difficile – diversamente da ciò che può ritenere la colorita "agòrà" dei social... – ipotizzare un Gratteri che prima agita inchieste contro questo e quel politico in grado di confermarsi o ascendere all'ultimo piano della Cittadella regionale di Germaneto manco fosse la salgariana scimitarra di Sandokan e poi si fionda nell'agone politico dello stesso territorio che, nella sua visione, sta contribuendo a bonificare...

Tutto risolto?

Ma proprio no...

Rimane infatti (e anche in questo caso il nostro amico Charles-Louis de Secondat barone di La Brède e di Montesquieu sta sempre lì, ieraticamente sullo sfondo...) l'atavica questione dell'incardinamento delle indagini che coinvolgono protagonisti della vita politica rispetto a quelli che, della politica, sono i modi e i tempi.

E qui, bisogna mettersi d'accordo.

Intanto perché abbiamo davanti un enorme problema d'omogeneità di valutazione. Chi oggi urla che "allora" Tizio deve lasciare o Caio non deve candidarsi o Sempronio deve rinunciare forse anche a godere dei diritti civili, poi quando esplodono le "Mafia Capitale" o le "Terra di mezzo" o i mille altri scandali che tratteggiano come saldati insieme mondi politico-amministrativi e galassie criminali di vario tipo improvvisamente diventa il Principe delle garanzie costituzionali. Giusto l'ultimo della fila è il leader della Lega e ministro dell'Interno Matteo Salvini, pronto a derubricare ogni considerazione sul diritto alla vita anche di chi delinque con una clamorosa, trumpiana "campagna" a favore dell'autodifesa spinta e del tenere tutti quanti delle armi in casa ché-non-si-sa-mai, però poi repentinamente tenero col sottosegretario a Infrastrutture e Trasporti e senatore (del Carroccio, evidentemente) Armando Siri rispetto al caso delle ipotizzate tangenti per l'eolico, a punto di tentare di "blindarne" la presenza nel governo Conte persino dopo l'esplosione del nuovo caso sul mutuo agevolato per lo stabile a Bresso.

Neutralizzare la magistratura non si deve e non si può, specie e soprattutto rispetto alle ipotetiche magagne di questo o quell'amministratore della cosa pubblica. E qui oltretutto stiamo parlando di una presunta "centrale degli appalti" che, nella ricostruzione della Procura catanzarese, tutto avrebbe guidato e perversamente diretto, con eterogenei accordi trasversali.

Ma del resto non è neppure pensabile "conformare" l'operato magistratuale e l'esercizio dell'azione penale ai tempi della politica, ad esempio "aspettando" che la tornata elettorale di turno si sia consumata per poi "agire": di sicuro non in Italia, terra che per ragioni di vario tipo (anche bieco) evoca il più classico "votificio", dove dal punto di vista "spirituale" ci si ritrova in campagna elettorale perpetua, sempre, anche quando un mandato amministrativo dura 5 anni e ancòra ce ne vogliono magari 2 per andare alle urne.

Resta dunque una carta: tentare un nuovo "patto" su come agire rispetto alle inchieste che lanciano ombre inquietanti sulla politica, ahinoi anche queste ben numerose, pure in Calabria. Forcaioli populisti sovranisti giustizialisti vari sarebbero per caso d'accordo a restituire "davvero" all'avviso di garanzia la sua funzione originaria? Sarebbero per caso d'accordo, tutti costoro e mille altri, a considerare "davvero" innocente ogni indagato fino a che ne venga sancita la colpevolezza con sentenza irrevocabile, in terzo grado di giudizio? No, perché questa in realtà è l'unica strada che ci indica – lampeggiante – la Costituzione italiana, ma è anche la strada che pure mediaticamente noi italiani ci siamo preclusi da tempo, con esaltazioni di questa o quella indagine non in relazione alla qualità investigativa, ma strumentalmente allo scopo di far "saltare" questo o quell'altro protagonista. Il che, nell'azione politica, "ci sta", ma non può rappresentare "la via" quando sull'altro piatto della Bilancia (che non per caso iconicamente rappresenta tra l'altro la Giustizia...) c'è il contemperamento dei diversi poteri all'interno dello Stato.

La tripartizione dei poteri non consiste dunque solo nell'evitare eccessi (quando ce ne sono) e sconfinamenti (quando ce ne sono), ma particolarmente nel non alimentarli (qui, un'autosculacciata a certe derive del Pianeta Informazione è doverosa) e nell'illustrare sempre, costantemente ai lettori, agli elettori, alla pubblica opinione come stanno veramente le cose, cos'è un "giusto processo" e soprattutto dove si svolge, cioè nelle aule dei Palazzi di Giustizia. E non nei bar, per strada o in tv.

Certo, poi ci sarebbe anche qualche altro piccolo dettaglio...

...Per esempio, gli iper-garantisti dovrebbero trovarsi contestualmente a loro volta tutti d'accordo nel tacere "unum et per semper" a fronte di patente colpevolezza sancita da sentenza irrevocabile. Addirittura, la politica dovrebbe poi comportarsi di conseguenza...

E se poi vogliamo spingerci oltre, potremmo ipotizzare persino che i vari partiti si coalizzino per una volta nell'interesse pubblico reale, dando una svecchiata potentissima all'intera classe dirigente, evitando candidature francamente imbarazzanti, cancellando dalla faccia della Terra Politica anche la mera ipotesi di continuare con voto di scambio, gestione clientelare del potere, valorizzazione di "mezze figure"... E questo, specie in un territorio come la Calabria che avrebbe fortemente bisogno di un Rinascimento che odori di buono, sul fronte etico innanzitutto.

Ma questo, ecco, questo sappiamo tutti fin d'ora che non accadrà.